I lavoratori over 50 giocano un ruolo fondamentale nell’economia del nostro paese, rappresentando quasi il 50% della forza lavoro totale:
Si rivelano quindi un fattore di crescita che non può essere trascurato dalle imprese, anzi che non dovrebbe essere trascurato, ma che spesso passa in secondo piano rispetto all’inserimento di personalità fresche ed innovative.
Ci si dimentica poi che i collaboratori non più giovanissimi, non sono per forza stanchi e demotivati, ma che anzi molti di loro mantengono forti ambizioni, desiderano ricoprire ruoli sfidanti e sono ancora affamati di crescita e sviluppi di carriera. HR e Manager spesso sottovalutano queste esigenze e si dimenticano dei collaboratori più agèe quando si tratta di organizzare percorsi formativi, focalizzando piuttosto su percorsi di avvio al pensionamento.
Quindi cosa puoi fare per mantenere motivati i lavoratori più anziani ed assicurarti di sfruttare al meglio tutta la gamma di competenze ed esperienza in loro possesso?
Assumi un approccio individuale per lo sviluppo di carriera
Per esperienza diretta possiamo dire che tutti apprezzano maggiormente conversazioni informali e sciolte piuttosto che colloqui standard e formalizzati, soprattutto quando si parla di pensionamento. L’idea è che queste conversazioni portino alla definizione della data di pensionamento, mentre molti collaboratori desiderano parlare delle possibilità di sviluppo che gli si aprono. È bene ricordare che siamo nel 2016 e di certo non si è “anziani” alla stessa età in cui lo si era anni fa, e soprattutto l’età è quasi sempre un fattore mentale ed individuale, assolutamente variabile da persona a persona.
Migliora lo scambio di conoscenze tra generazioni
Quanti di voi possono dire che all’interno della propria organizzazione vi sia un proficuo scambio di conoscenze tra dipendenti di diverse età? Probabilmente pochi! Creare eventi di networking, testare lo scambio di ruoli su alcuni progetti, individuare momenti informali di condivisione (la colazione insieme il lunedì, la passeggiata in pausa pranzo…): sono iniziative a basso costo che possono far impennare la percentuale di scambio di competenze! Lasciare che tutte le conoscenze acquisite con l’esperienza vadano perdute è una grande occasione persa per un’azienda per crescere.
Incentiva l’utilizzo delle competenze strategiche di ciascuno
La convivenza tra baby boomers e nativi digitali può essere complessa: da un lato non dobbiamo perdere l’esperienza acquisita, ma dall’altro dobbiamo dare spazio ai giovani per far fiorire creatività ed innovazione. Per questo può essere interessante considerare di inserire i collaboratori che sono in azienda da molti anni in ruoli diversi da quelli che ricoprono ora, ruoli maggiormente consulenziali e meno operativi, in cui potranno dare il loro forte contributo senza impedire che altri talenti si sviluppino.
Differenzia le attività di formazione
Certo, le competenze acquisite in anni di esperienza sono fondamentali, ma per far sì che un lavoratore non più giovanissimo rimanga un pilastro in azienda, deve poter mantenere aggiornate le proprie conoscenze. Purtroppo molte imprese offrono programmi formativi incentrati solo sui giovani collaboratori mente i baby boomers rimangono dimenticati a portare avanti attività ormai routinarie. Proprio loro invece desiderano essere formati sulle innovazioni in campo IT e sugli aspetti necessari a ricoprire un nuovo ruolo od a rimanere capaci ed utili nel proprio.
Perché non sfruttarli come mentori?
È insito in ognuno di noi il desiderio di condividere ed insegnare ciò che sappiamo; per soddisfare questo bisogno prendi in considerazione di affidare dei ruoli di coaching ai tuoi collaboratori con maggiori expertise. In questo modo avrai la certezza che le competenze acquisite non vadano perdute. E perché non considerare anche il processo opposto e quindi definire momenti in cui sono i più giovani arrivati in azienda a modernizzare le competenze di tutti?
Questi sono solo alcuni esempi di ciò che si può fare. Come vi organizzate in tal senso nella vostra azienda? Ricordate che spesso i baby boomers occupano posizioni dirigenziali e che la loro motivazione ha un impatto forte su tutta l’organizzazione, non fosse altro che per quell’istinto all’imitazione che appartiene a tutti noi e per l’immagine che traspare all’esterno.