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Gli spazi di Coworking esistevano già nel XV secolo

Ormai sentiamo parlare quotidianamente di spazi di Coworking, alcuni veri e propri esempi di innovazione e creatività; subito ci fanno pensare a qualcosa di moderno, incredibilmente all’avanguardia, nonostante le prime sperimentazioni siano di almeno una decina di anni fa. Anzi, a voler guardare un po’ più a fondo, al concetto più che alla sua realizzazione, possiamo trovare i primi esempi già nel XV secolo a partire proprio dall’Italia: pensate alle botteghe rinascimentali, uno spazio condiviso in cui l’artista, il maestro, si circondava di collaboratori ed apprendisti cui insegnava l’arte. Un luogo in cui il talento individuale veniva nutrito in squadra, dove nuove tecniche venivano insegnate e sperimentate, fino alla nascita di nuove forme artistiche. Un mix tra competizione e gioco di squadra che faceva fiorire ingegno e capacità.

Il Rinascimento pone la conoscenza al centro del processo di creazione di valore, meccanismo messo in pratica nelle botteghe artigiane e degli artisti. È in questi luoghi che si incontravano pittori, scultori, architetti, matematici, ingegneri… Tutti davano forma e vita alla comunità rinascimentale, generando valore estetico ed espressivo, ma anche sociale ed economico. Erano infatti i ricchi mercanti a sovvenzionarli, traendo forte vantaggio dall’innovazione che ne scaturiva. Il capo bottega gestiva la squadra in modo interdipendente, ma indipendente: aiutava nel accrescere nuovi talenti, senza mai imporre una tipologia di lavoro. Prendiamo un esempio: Andrea Verrocchio era scultore, pittore e orafo, ma all’interno del suo “team” vi era chi studiava l’ingegneria, chi l’architettura o la scienza. È proprio dalla sua bottega che sono usciti nomi come Sandro Botticelli, Leonardo Da Vinci, Pietro Perugino e Domenico Ghirlandaio.

Cosa possiamo imparare dall’organizzazione delle botteghe del 1400 che può tornarci utile nella costruzione di spazi di lavoro collaborativi?

Trasformare le idee in azione

I laboratori del XV secolo non erano solo terreno fertile per nuove idee, ma trasformavano queste idee in azione. Allo stesso modo i luoghi di lavoro di oggi devono essere equipaggiati per trasformare le ispirazioni, i colpi di genio, in nuovi prodotti o servizi. Non è semplice farsi venire idee innovative, ma ancora più complesso è concretizzarle.

Incoraggiare il dialogo

Ferdinando Galiamo, economista del XVIII secolo sosteneva che i mercati altro non fossero che conversazioni: la qualità del network (organizzazione, intelligenza, competenze ed abilità) gioca un ruolo significativo nell’innovazione.

Nelle botteghe rinascimentali la comunicazione fluida tra professionisti di differenti ambiti era all’ordine del giorno, innescando conflitti positivi che, portati alla giusta conclusione, alimentavano la creatività di ciascuno.

Oggi tutti riconosciamo l’importanza di questa tipologia di conversazioni, ma quanto spazio vi lasciamo all’interno delle nostre organizzazioni? Abbiamo troppa paura dei conflitti, o siamo troppo impegnati per dedicare tempo all’ascolto dell’altro, ma abbiamo secoli di prove dell’importanza del confronto di idee opposte per stimolare l’innovazione.

Facilitare l’incontro tra arte e scienza

Le botteghe erano spazi multidisciplinari, l’opposto di molte delle organizzazioni attuali in cui ciascun dipartimento lavora in isolamento dagli altri. Come in passato convergevano arte e scienza, oggi innovazione tecnologica ed estetica permettono la creazione di prodotti e servizi funzionali e gradevoli.

Se stai cercando il modo per rendere la tua organizzazione più collaborativa, rifletti su alcune di queste strategie… Vengono messe in atto da 600 anni, qualcosa vorrà dire, no?

 

A questo Link potete leggere l’articolo originale: hbr.org/2016/04/the-innovative-coworking-spaces-of-15th-century-italy

Martina Tattini

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