Chi segue il nostro Blog ormai dovrebbe essersi abituato a leggere articoli firmati da me; ciò nonostante credo che molto raramente abbiate trovato in quello che pubblico aneddoti della mia vita personale. Stavolta invece voglio partire proprio da una situazione che ho vissuto in prima persona nell’ultimo mese, per parlarvi, come sempre, di Risorse Umane.

Quasi un mese fa ormai mi sono sottoposta ad un’operazione agli occhi. Operazione semplice, ma che richiede comunque un breve periodo di convalescenza e riposo, ed una data di rientro al lavoro non proprio certa. I tempi di recupero infatti risultano molto soggettivi e, con un lavoro come il mio che richiede di stare tutto il giorno davanti al pc, era difficile stabilire quando sarei riuscita a tornare operativa al 100%.

Perché vi parlo di questo? Perché nei giorni di riposo forzato ho avuto molto tempo per pensare ed ho riflettuto sulle modalità in cui la mia azienda ha gestito questa mia esigenza. Il modo in cui siamo riusciti ad organizzarci ha alla fine agevolato tutti.

Vi spiego perché.

Va premesso che non si trattava di una circostanza in cui ero obbligata a sottopormi ad un intervento, avrei potuto serenamente continuare la mia vita da quattr’occhi, ma di una mia libera scelta. Come molti giovani lavoratori ho attraversato gli anni di contratti precari, senza ferie e malattie, ho avuto a che fare con datori di lavoro dittatoriali, e ora so quanto questo influenzi le nostre scelte, anche quelle personali. Solo ora che la mia situazione lavorativa è più serena e stabile ed ho a che fare con persone che pretendono il massimo da ogni collaboratore, ma sanno essere comprensive ed aperte, appunto solo ora mi sono sentita libera di concedermi questa scelta.

Quindi il primo passo è stato ovviamente parlare con il mio amministratore delegato, spiegargli la situazione e cercare di individuare insieme il periodo più indicato per assentarmi dall’ufficio. Ora, io non posso sapere cosa abbia pensato lui in quel momento, ma immagino che la fiducia che gli ho dato modo di avere in me in questi anni l’abbia portato a non avere rigidità, concedendomi di organizzarmi in autonomia come meglio credo sulla base delle attività che io so di dover portare a termine.

E così ho deciso: mi rimanevano meno di 3 settimane per organizzare la mia assenza in modo che il lavoro non ne risentisse. È stata proprio la libertà ricevuta a spingermi a dare il massimo in quel periodo, anche per dimostrare che la fiducia accordatami era stata ben riposta. Probabilmente se avessi avuto di fronte una persona più rigida, infastidita dalla mia assenza e maniaca del controllo, anche io mi sarei comportata diversamente, danneggiando sia me che l’andamento del business.

Nonostante fossi riuscita ad organizzarmi per un periodo di assenza discretamente lungo, era per me importante rientrare al lavoro quanto prima, ma non sapevo se i miei occhi me l’avrebbero permesso. Anche in questo caso la flessibilità dimostrata dall’azienda, ha favorito entrambi: sono rimasta in malattia tutti i giorni di riposo necessari, ho deciso io quando me la sentivo di interrompere la malattia e rientrare al lavoro, ma ho trascorso gli ultimi giorni di convalescenza cominciando gradualmente a  lavorare da casa, assecondando i miei tempi e le mie necessità: alcune mattine mi sono alzata ed ho lavorato poche ore, facendo molte pause, altri giorni invece sono riuscita ad applicarmi molto di più. In questo modo, il periodo di assenza totale è stato più breve, pur non andando a discapito della mia ripresa, ed i miei colleghi sapevano che, seppur non presente fisicamente in ufficio, potevano contare su di me.

Perché ho scelto di raccontarvi così nel dettaglio questa esperienza personale? Perché per me è stato l’esempio lampante e concreto di come una gestione di ferie ed assenze flessibile e basata sulla fiducia, avantaggi tutte le figure coinvolte: dipendenti, manager e business. Un collaboratore responsabilizzato, cui si concede la giusta autonomia organizzativa purché sia in grado di dimostrare che se la merita, sarà spinto ad impegnarsi e dare il massimo, con vantaggi considerevoli per la crescita aziendale. Non solo, riuscire a far sentire a proprio agio i dipendenti nell’affrontare con il management le loro problematiche personali, aiuterà tutti a trovare il modo più indicato per gestire la situazione, conciliando esigenze individuali ed aziendali.

È chiaro, questo approccio richiede una buona pianificazione, punto di partenza indispensabile per una gestione delle assenze efficiente: che si tratti di assenze di lungo termine (quando prevedibili), o di stesura del piano ferie aziendale, ogni dipendente deve essere informato su policy da rispettare e scadenze.

Insomma, io ho tratto molto da questa esperienza: una maggiore consapevolezza della mia realtà aziendale, delle mie responsabilità e dell’importanza della relazione umana nel contesto professionale per creare un buon equilibrio tra lavoro ed esigenze private.

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Martina Tattini