Se avessi l’opportunità di prenderti un numero illimitato di giorni di ferie, come li utilizzeresti? Ne approfitteresti per allungare le ferie annuali o ti concederesti diversi weekend lunghi?

Per alcuni la possibilità di prendersi tutte le ferie che desiderano, non è un sogno irraggiungibile. Le ultime stime ci raccontano che circa il 9% delle aziende nel mondo offre ferie illimitate; tra queste Workday, Virgin, Netflix, Linkedin e Eventbrite, tanto per nominarne qualcuna.

Tuttavia, se sia o meno una policy che fa bene ai dipendenti, è un dibattito aperto. Un’iniziativa simile senza dubbio contribuisce ad una buona immagine aziendale sul breve termine e genera un certo grado di eccitazione all’interno del team. Ma siamo certi che serva davvero ad attirare collaboratori di talento verso l’organizzazione? Il risultato sarà senza dubbio una forza lavoro più motivata, coinvolta e produttiva?

I più critici sostengono che, al contrario, possa avere un effetto demotivante. I dipendenti infatti sono intimoriti di dare l’impressione di concedersi troppe assenze, finendo per lavorare più del dovuto e ritrovandosi stressati ed incapaci di dare il loro meglio.

Anche in una gestione tradizionale di ferie ed assenze, molti manager vi diranno che il problema più grande è fare in modo che tutti i dipendenti utilizzino le ferie accumulate nell’anno. Arriva novembre e molti dipartimenti HR si trovano a dover mandare mail in cui sollecitano a prendersi le ferie entro l’anno per evitare di perderle, così da scoraggiare i collaboratori ad accumulare giorni per l’anno successivo. È un grattacapo ciclico per le Risorse Umane, che devono scorrere fogli excel infiniti per scovare chi non ha sfruttato nemmeno il minimo di ferie necessario (a meno che non utilizzino, come si spera, un sistema di gestione ferie ed assenze automatico, che gli fornisce queste informazioni in modo semplice ed immediato).

Ormai è riconosciuto da tutti che un carico eccessivo di lavoro senza svago non agevoli il benessere dei dipendenti e, di conseguenza, il buon andamento dell’azienda. Quindi, se un ammontare di ferie illimitato non è la soluzione, cosa possono fare i datori di lavoro per aiutare le persone a raggiungere un miglior bilanciamento tra lavoro e vita privata?

Opinione comune sembra essere che incentivare un’impostazione del lavoro flessibile sia la chiave di volta. Purtroppo molte organizzazioni si limitano alle parole, senza attuare realmente pratiche di smart working, considerandolo un’eccezione e non una buona regola.

Abbracciare un’impostazione del lavoro flessibile, invece, non è solo un metodo per fare felici i dipendenti, anche se senza dubbio questa è una conseguenza positiva. Ci sono anche forti benefici per il business: una forza lavoro più agile, la possibilità di offrire un servizio migliore ai clienti (per esempio con il supporto che riesce a coprire uno specchio di tempo lavorato più ampio), dipendenti più produttivi…

Ma soprattutto, se le persone comprendono che l’azienda tiene in considerazione la loro vita privata oltre al lavoro, si sentiranno più coinvolte con la loro attività professionale, pronte a dare il massimo. Ciò che conta di più per ciascuno, è avere la flessibilità per dedicare del tempo a ciò cui si attribuisce importanza, che sia passare del tempo in famiglia o perseguire i propri interessi personali.

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Martina Tattini