Quanto tempo di relax ti sei concesso durante le festività pasquali appena trascorse? Ti sei divertito, hai trascorso del tempo con gli amici e la famiglia, guardato un film, letto un bel libro? O, al contrario, sei stato con la testa al lavoro tutto il tempo, controllando mail, legendo report, totalmente incapace di rilassarti e goderti la pausa?

Se ti riconosci nella descrizione di chi non stacca mai, tranquillo, non sei solo. Nel contesto lavorativo odierno, essere sempre impegnati è diventato quasi motivo di orgoglio. Se corriamo continuamente, svolgendo un’infinità di compiti, ci sentiamo necessari, importanti e di successo.

Tuttavia, nel libro “Mind Time”, gli autori (Reitz e Chaskalson) sottolineano che il ciclo continuo di attività frenetiche in cui ci immergiamo ci rende meno produttivi ed in molti casi mina la nostra salute fisica e mentale.

Il libro sottolinea alcuni aspetti importanti per gli HR che devono prestare attenzione a creare una cultura aziendale che incoraggi le persone a dare il meglio di loro in un ambiente sano e produttivo, evitando di sviluppare abitudini lavorative distruttive che inficino la qualità delle decisioni prese e delle attività svolte.

Lo stress sul lavoro non è certo una novità; è ormai stato riconosciuto come uno dei fattori principali di assenza dal luogo di lavoro. Ma la nuova società globale, sempre online h24 ha portato il problema ad un livello superiore.

Nel tentativo di essere sempre competitivi e mantenersi remunerativi, le organizzazioni riducono il loro staff, ma si aspettano che venga comunque completata la stessa quantità di lavoro, con meno risorse. In più, riducendosi ogni giorno i confini geografici, le giornate di lavoro si allungano sempre più. Meeting infiniti, valanghe di mail (in media chi svolge attività di ufficio ne riceve 120 al giorno). Nell’implacabile ricerca della produttività, i manager impongono obbiettivi sempre più sfidanti, dando la sensazione ai collaboratori di non avere mai la situazione sotto controllo ed essere sempre in dietro sulla tabella di marcia.

È altrettanto vero però che sempre più organizzazioni riconoscono i livelli di pressione cui vengono sottoposti i collaboratori e li incoraggiano a curarsi della loro salute, sia fisica che mentale, attraverso programmi di benessere aziendale.

Ciò che però quasi sempre questi programmi dimenticano di fare, è incoraggiare le persone a prendersi una pausa, staccare dal delirio del quotidiano, prendere un respiro e calmare la mente. In “Mind Time” per esempio, viene spiegato come 10 minuti di mindfullness al giorno, praticati con costanza, possano fare una grande differenza nel benessere individuale e nella capacità di ciascuno di affrontare le sfide professionali con calma ed efficienza.

Prendersi del tempo per ascoltarsi è fondamentale per costruire capacità chiave che aiutano ognuno di noi a prendere decisioni più informate, migliorare le relazioni professionali e costruire la resilienza. Si tratta di competenze che facilitano ciascuno nel togliere il pilota automatico e rispondere consapevolmente alle diverse situazioni invece di reagire istintivamente.

In un ambiente in cui le persone sono freneticamente multitasking, può sembrare incongruo suggerire ai dipendenti di rallentare e prendersi del tempo per sè.

Tuttavia, l’approccio suggerito in “Mind Time”, ha basi accademiche e merita l’attenzione di chi si occupa di risorse umane che ogni giorno di più si trova ad avere a che fare con un clima lavorativo stressante.

Non si tratta di fornire una stanza del relax in sede o di organizzare delle sessioni di meditazione (anche se nulla ti vieta di prenderlo in considerazione), quanto di rendere tutti cosciente dei vantaggi della mindfulness, suggerendo risorse ed offrendo supporto ed incoraggiamento per praticarla.

Quando ti rendi conto che l’ambiente aziendale sta progressivamente schiacciando i collaboratori, ci sono alcuni altri aspetti che dovresti tenere in considerazione:

  • I processi di valutazione delle performance spingono i manager ad impostare obiettivi realistici?
  • Il management riconosce la differenza tra obiettivi sfidanti (che incoraggiano i dipendenti a dare il massimo) ed obiettivi impossibili (che fanno sentire il team incapace ed inadeguato)?
  • I premi sopno basati sulla qualità o sulla quantità del alvoro svolto?
  • La cultura organizzativa dell’azienda sta incoraggiando atteggiamenti poco sani?
  • Cosa puoi fare per incoraggiare i leader aziendali a farsi modello di atteggiamenti lavorativi sani?
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Martina Tattini