Chi si occupa di risorse umane ha ben chiari i benefici di un processo di onboarding ben congegnato ed efficiente. Le ricerche danno tutte gli stessi riscontri: chi inserisce i nuovi assunti con cura mostra un livello più alto di retention ed un risparmio nei processi di recruiting. Per questo prendere seriamente l’onboarding e dedicargli il giusto tempo dovrebbe essere una priorità di ogni organizzazione.

Tuttavia, pare invece che pochissima attenzione venga dedicata a quello che potremmo chiamare Inboarding, un processo egualmente importante che focalizza sulla retention dei talenti esistenti e non sui nuovi assunti, ma mirando agli stessi obiettivi: maggiore soddisfazione professionale, migliori performance lavorative e ridotto turnover.

Ma cosa intendiamo con “Inboarding” e perchè dovrebbe essere una  priorità per chiunque si occupi di risorse umane?

Inboarding

Non c’è bisogno di dire che i dipendenti non sono macchine di cui dimenticarsi una volta “impostati”. Il bisogno di input è costante… L’Inboarding è proprio quel processo che assicura che i dipendenti ricevano costantemente il supporto necessario per avere successo all’interno dell’organizzazione, assicurando che si sentano apprezzati, inclusi e quindi desiderosi di dare sempre il massimo.

Quanto di frequente chi è in azienda da lunga data riceve della formazione?

Sicuramente pensare dei piani formativi è prassi per i nuovi arrivati, ma formare i collaboratori con più esperienza, soprattutto sulle soft skill è altrettanto fondamentale e troppo spesso sottovalutato, poiché si tende a dare per scontato che abbiano già appreso tutto durante gli anni di lavoro. Ma non dimenticare che un’organizzazione evolve continuamente e quindi non erogare formazione anche ai dipendenti più longevi è rischioso perchè, oltre a farli sentire poco considerati, rischia di trovarli impreparati alle nuove sfide.

L’importanza di restare sempre in contatto con il team, dando feedback costruttivi, non deve mai essere sottostimata. Chi lascia un posto di lavoro spesso lo fa perchè sente di non ricevere la stima che crede meriterebbe; ed in considerazione della costante guerra di talenti che c’è sul mercato, è fondamentale riuscire a tenersi stretti i dipendenti di talento. Troppo spesso infatti il management si accorge dell’importanza di un collaboratore solo quando questo se ne va, lasciando un enorme buco di competenza.

Quindi tenendo questo a mente domandati: “Quando è stata l’ultima volta che si è discusso di opportunità di carriera con quel dipendente? Su quali competenze avrebbe bisogno di essere formato per crescere nel suo ruolo? Che cosa lo motiva realmente? Quand’è stata l’ultima volta che ha partecipato ad un corso? In che ruolo lo immaginiamo tra 5 anni? Come possiamo aiutarlo a raggiungere i traguardi?”

Coinvolgere i dipendenti con maggiore esperienza in programmi strutturati di inboarding li farà sentire più motivati riducendo il rischio che scelgano di andarsene.

I programmi di inboarding hanno benefici simili anche sulla mobilità interna all’azienda, per quei collaboratori che si spostano in un nuovo ruolo, o cambiano dipartimento o si muovono in una sede estera. Prendetevi del tempo per accompagnarli nel cambiamento, aiutarli a comprendere cosa aspettarsi dal nuovo ruolo e quali siano gli obiettivi. Fornite tutte le informazioni necessarie sulle differenti procedure ed approcci del nuovo dipartimento in modo che il collaboratore possa diventare padrone del nuovo ruolo nel minor tempo possibile.

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Martina Tattini